L’antidivo. 1


Ho un amico, Spago, col quale condivido molti interessi e passioni, quelle che oggi si definiscono le “Affinità elettive”. Ma senza andare troppo sul sofisticato mi va di raccontare un aneddoto successo qualche anno fa.
Una tra le tante cose che ci accomunano è sicuramente la passione per la motocicletta. Per lui un mezzo che negli anni ’70 lo ha accompagnato nelle scorribande di mezza Europa con il compianto amico del cuore e poi, dopo una pausa durata lo spazio di una vita di famiglia, un ritorno alle origini condite da un viaggio in Sudamerica sulle strade del “Che”.
Per me invece la moto è questione di estetica, di design, di perfezione meccanica. Il cavallo d’acciaio.
Ma la moto è bella perché, qualunque sia il motivo che ti spinge ad amarla, ti trasmette un unico concetto: LIBERTA’.
E fu cosi che un’estate di qualche anno fa decidemmo, in una calda domenica di agosto, di fare una giratina al Puntone, amena località balneare della Maremma, meta di tanti valdarnesi in caccia di un po’ di ristoro alla canicola ferragostana.
“Si parte subito, il caffè si piglia a Ambra!”. E quando Spago decide è cassazione.
Detto fatto dopo una mezzoretta sistemiamo le nostre bestiole nel parcheggio del “Mitico Bar” del paesino della Valdambra.
Il tempo per Spago di ordinare i due caffè, non senza urlare alla barista come suo modo, che io scorgo in un tavolino poco distanti quattro signori a giocare a carte. Tre sono vecchietti sull’ottantina e un ragazzotto molto meno attempato ma altrettanto accanito sullo scopone che si andava svolgendo. Guardando meglio quel ragazzotto mi pare di conoscerlo. Ma sì … è lui. Il protagonista delle notti spagnole del mondiale 82, Paolo Rossi detto “Pablito”, quel nomignolo che nonostante siano passati quasi 40 anni nessuno gli leverà mai di dosso.
Ora, per chi ha meno di 40 anni questo nome l’avrà sentito nominare tante volte e magari lo accomuna a tanti calciatori dell’epoca. Ma per chi come me di anni ne ha qualcuno di più, quel nome rappresenta un simbolo. Un’icona degli anni 80, l’uomo nel quale un paese intero si è identificato, uomini, donne, bambini, anziani. In quel lontano luglio 82 Paolo Rossi era il ragazzo che trascinava una nazione intera sulla terrazza più alta del mondo. Davanti ai televisori c’eravamo veramente tutti, ma dico tutti! Pablito era colui che portò l’Italia a meritare il rispetto di tutti e non solo calcisticamente parlando. La riscossa di un paese che proprio in quel periodo stava per affrontare il suo decennio più bello. Pablito era tutti noi, eroe per caso, antidivo per vocazione.
E adesso era li a giocare a scopone con tre anziani e divertirsi come un bambino. “Sette bello, regio bello e carte!”
Ma in fondo questa era forse la sua vera dimensione. Sempre schivo ai clamori ed al pubblico. Un modo di esultare dopo una rete sempre tra il timido e il naif. Un eroe per caso. Il protagonista di qualcosa più grande di lui.
Informo Spago della presenza di Pablito e ci facciamo un sorriso. Ma il tempo del caffè è finito e bisogna ripartire.
Il tempo ti indossare il casco, accendere la moto e innestare la prima e mentre lascio la leva della frizione vedo una figura che improvvisamente mi attraversa la strada. E mentre alzo il casco per pronunciare la più classica delle imprecazioni vedo quel sorriso inconfondibile e sento una pacca sulla spalla. Stavo per investire Paolo Rossi.
Altra risata e stavolta si riparte veramente verso il mare.
Più di una volta abbiamo ricordato insieme quell’episodio, ed ogni volta sottolineando la semplicità di quel quadretto intorno al tavolino di un bar di campagna.
In questo infausto 2020 che oltre alla pandemia verrà ricordato per le illustri persone che ci hanno lasciato, permettetemi di ricordare Paolo Rossi. Un campione di altri tempi. Il nostro vero eroe nazionale con la faccia da bravo ragazzo.


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Un commento su “L’antidivo.

  • Paolo spaghetti

    Grazie Luca per aver rinverdito un bel momento del tempo passato… I ricordi sono perle di fiume, ed in questo caso il fiume era l ‘ Ambra!! Ti pare poco?!